Aree abbandonate e dismesse costituiscono, all’interno dei tessuti urbani, un territorio dimenticato e misterioso, vissuto da chi abita nelle sue vicinanze come un’oscura e incomprensibile minaccia, da evitare e relegare in una sorta di rimosso collettivo. Partendo dal presupposto che il riconoscimento e l’identificazione nel luogo in cui si vive è un requisito fondamentale per una qualità della vita accettabile, questa tesi si propone di indagare una possibile strategia di legittimazione e riappropriazione di quelle porzioni urbane che hanno esaurito il proprio ruolo sociale. Per raggiungere tale obiettivo, si sono indagate le definizioni che sono state pronunciate riguardo al fenomeno e ci si è affidati alla metafora del paesaggio come momento comunicativo tra territorio e società. Con l’analisi semiotica del processo comunicativo rappresentato dal paesaggio, si è individuato come anello mancante un codice culturale condiviso che permetta l’interpretazione del territorio abbandonato da parte della società. Questa tesi, e il progetto sviluppato contestualmente, hanno dunque per intento quello di far riemergere dai territori in abbandono (e in modo particolare dalle aree dismesse di natura industriale) le qualità riferibili ad un codice condiviso, individuato nel patrimonio culturale, per permettere la ripresa del rapporto comunicativo tra società e territorio, e il conseguente reintegro dei luoghi relitto in una definizione paesaggistica. Si è analizzato il contesto normativo di convenzioni e carte internazionali che si sono occupate di paesaggio, patrimonio e patrimonio industriale. Valutando le pratiche progettuali, istituzionali e non, che sono state attivate per affrontare la dismissione, si è verificato che un approccio culturale al problema è ancora poco intrapreso. Si sono osservate le linee generali del ruolo del design rispetto al patrimonio, verificando che lo studio del patrimonio industriale è ancora in fase sperimentale. Il design, in questa fase, ha il compito di supportare l’individuazione e la categorizzazione dei beni, attraverso la redazione di inventari e archivi, in collaborazione con una collettività di competenze specifiche e di persone comuni, coloro che si dovranno riconoscere nell’identità descritta dal patrimonio. Il progetto risultante è un portale web, un format per censire e comunicare i territori dismessi, rendendo disponibili al pubblico contenuti di varia natura che trasmettano l’identità latente dei luoghi abbandonati. Il modello comunicativo prevede una forte dimensione esperienziale, attraverso modalità di rappresentazione che mirano a riprodurre, con la massimizzazione dell’uso della fotografia e con visualizzazioni in mappa, il coinvolgimento tipico dell’esperienza del paesaggio. Si sono considerate anche dinamiche partecipative, che rispondano ad esigenze collaborative e attivino processi di iniziativa sociale e individuale. Configurandosi come ponte tra un’equipe istituzionale di professionalità competenti e la società, vuole essere un invito a fare esperienza del proprio territorio e a prendersene cura. Si ritiene che un progetto di questo tipo possa essere un primo passo per la sensibilizzazione e l’accettazione collettiva del fenomeno, auspicando il riconoscimento identitario nei paesaggi relitto e la presa di coscienza delle loro potenzialità, non solo urbanistiche, ma anche sociali e culturali.