In un contesto di riconfigurazione delle modalità di creazione, di organizzazione e di accesso alle informazioni, computer e rete stanno acquisendo un ruolo di rilievo sia nella gestione delle forme tradizionali del sapere, che nella creazione di modalità inedite per la produzione e la condivisione della conoscenza. In seguito ai cambiamenti nelle modalità della ricerca emersi a partire dal dopoguerra, e soprattutto in seguito ai cambiamenti introdotti da digitale e telematica, le dinamiche di fruizione e gestione del sapere si configurano sempre di più secondo un nuovo modello fondato sullo scambio, la socializzazione, l’interazione tra comunità ed individui.
A differenza dei modelli della conoscenza legati alla biblioteca e all’archivio, l’informazione digitale sfugge ai modelli tradizionali di classificazione, formalizzazione ed organizzazione, e si presenta in una forma diffusa, spesso implicita e legata alla comunità che la produce. L’epistemologia individualista, espressione di un sapere fortemente codificato, rigidamente strutturato in comparti disciplinari, cede il passo ad un’epistemologia sociale espressione di un sapere relazionale, dinamico, diffuso, in cui le suddivisioni disciplinari vengono sostituite da percorsi tematici e categorie emergenti.
Emerge quindi un paradigma sociale per la conoscenza che però non trova una corrispondenza nelle attuali immagini ed interfacce del sapere. Strumenti tradizionali di gestione e raffigurazione del sapere come alberi (del sapere, della scienza), scale e reti, faticano a rispondere alle necessità di contesti sempre più complessi, in perenne movimento, in cui le suddivisioni sono rimpiazzate da percorsi definiti di volta in volta in funzione di un obiettivo.
In questo contesto l’indagine si occupa di analizzare in una prima fase il rapporto che storicamente ha legato gli strumenti visivi di accesso, consultazione e rappresentazione del sapere al contesto epistemologico di riferimento in termini di reciproca influenza. L’obiettivo è quello di evidenziare da una parte le funzioni strumentali di tali interfacce storiche (ovvero come queste tecnologie aiutino a svolgere azioni sul sapere: a vedere, ricordare, consultare, eccetera); e dall’altra le funzioni conoscitive o epistemologiche, ovvero le modalità con cui queste raffigurazioni propongono o esplicitano un modello di conoscenza e di organizzazione del sapere.
Una seconda fase, sempre di carattere analitico-teorico, si è occupata successivamente di analizzare (attraverso una modalità di ricerca bibliografica e conservativa) i modelli e le caratteristiche degli scenari attuali della conoscenza e le influenze che i modelli dell’epistemologia sociale da una parte e le tecnologie del digitale e della telematica dall’altra hanno avuto sui processi culturali.
Nella terza fase, svolta parallelamente alle altre due, attraverso le metodologie della ricerca progettuale si è ipotizzato e proposto un approccio alla raffigurazione e quindi alla produzione di interfacce per gli attuali spazi del sapere, prendendo a modello le modalità di racconto e di comunicazione del territorio. La fase di ricerca progettuale e non è da considerarsi, nell’economia di questa tesi, come un processo limitato alla verifica del modello identificato nelle fasi analitiche, ma al contrario costituisce, fin dall’inizio della ricerca, una modalità di indagine, sperimentazione e proposta. In altre parole costituisce un processo attivo e creativo che interagisce e influenza reciprocamente le altre modalità di ricerca, e non una verifica passiva di una teoria sviluppata indipendentemente.
I risultati della ricerca costituiscono, dal punto di vista di una teoria del progetto di comunicazione, un contributo al recupero della tradizione delle discipline grafico-visive nel contesto della progettazione delle interfacce, e la proposta di un approccio (quello cartografico) e di un formato (quello dell’atlante) per la comunicazione di contesti complessi.
Il progetto sviluppato, in quanto espressione di una teoria del progetto di comunicazione, non si limita a costituire una particolare interfaccia per un’applicazione specifica, ma porta con sé la proposta di un modello di raffigurazione di spazi complessi, aperti e dinamici, la formalizzazione di una metodologia progettuale rappresentata dall’identificazione di una retorica cartografica, la definizione di strumenti (la mappa) e meccanismi (la scala) per la comunicazione di spazi astratti, la sperimentazione di formati e dispositivi (l’atlante) per la navigazione, l’esplorazione, il confronto e l’interazione, progettati per proporre una modalità di racconto non totalizzante, fondata sulla giustapposizione di punti di vista parziali, differenti, personali.
Tra i risultati più rilevanti dal punto di vista applicativo, questa tesi presenta un prototipo avanzato di piattaforma software per la gestione e la visualizzazione degli spazi del sapere, sviluppato sulla base di un paradigma sociale e relazionale della conoscenza, e la sua applicazione ai vari contesti del sapere, tra cui il contesto della ricerca accademica in Design in e quello degli archivi della Comunicazione visiva.