La Nuova editoria. Con le tecniche, i linguaggi e i sistemi per dispositivi mobili permette un trasferimento e un’implementazione di contenuti in grado di localizzarsi sul territorio: narrazioni relative ai luoghi, che attraversano i luoghi, che nascono da luoghi, che si fruiscono nei luoghi, che si fissano sui luoghi. È editoria, e comunicazione, sempre più “glocale” che esige adeguati formati e strategie impaginative; contenuti e testi su temi del locale, tecnologie di geo-localizzazione, dispositivi mobili la rendono “sensibile ai luoghi”. L’editoria post digitale è crossmedialità: convergenza assoluta di ciò che un tempo era separato nei supporti tecnici e ora lo è solo nella specificità dei linguaggi; mescola testi, immagini fisse e cinetiche, video, audio, impaginati interattivi. Lavora per “format di convergenza” su dispositivi mobili.
La Mappa e le letterature di viaggio. Si crea un nuovo legame di tipo tecnico, di contenuti, di esperienza tra la narrazione e i luoghi fisici. La realtà dei luoghi viene vissuta come “aumentata” quando nella percezione degli spazi convergono contenuti e comunicazione. L’esperienza dei luoghi e l’esperienza dei testi della nuova editoria sono inseparabili: l’interazione di contenuti e luoghi è continua e condivisa; disegna itinerari e percorsi, mappe che generano contenuti, contenuti che generano mappe. Questo scenario apre alla sperimentazione di “prototipi comunicativi”: format e artefatti per la nuova editoria che si connettono a luoghi, dispositivi e sistemi multimediali che si interfacciano con il territorio. La “nuova editoria per la comunicazione nel territorio” rappresenta un punto d’incontro che reinterpreta gli strumenti della tradizionale editoria analogica; il libro ‘di viaggio’, in particolare, sperimenta nuovi formati comunicativi in consonanza con le innovazioni in area tecnologica e con gli sperimentalismi in campo artistico-progettuale. Studi di diverse aree disciplinari convergono su una dimensione territoriale che integra la componente comunicativa a diversi livelli, dove il territorio si propone come rappresentazione cartografica e come spazio percepito, vissuto, praticato. Significa in questo caso allestire strumenti per un’esperienza partecipata dei luoghi, costruire percorsi privilegiando “punti di vista” non convenzionali creando nuovi e imprevisti itinerari di accesso.
Il Design di traduzione. “Il design é traduzione”: traduzione visiva, traduzione illustrativa, traduzione filmica, traduzione cartografica, traduzione crossmediale… Il passaggio tra linguaggi, codici, stili, supporti non é un processo meccanico, lineare, ma indiretto, mediato, interpretativo. Fa riferimento a modi e a scelte culturali, non a equivalenze assolute, e si fonda sul valore della comunicazione multilingue e multicodice. Un primo livello dell’attività laboratoriale è dedicato ad interventi teorici, contributi esemplificativi, a riferimenti bibliografici idonei e a fornire strumenti analitici e di metodo per l’avvio delle esplorazioni territoriali e dei concept di artefatti. Segue l’individuazione di testi significativi che si connettono a luoghi e alla loro rappresentazione. Un secondo livello é dedicato allo specifico concept di progetto, ipotizza veri e propri format editoriali per l’esperienza e la comunicazione praticata del territorio. La terza fase prevede, in un’alternanza di tecniche diverse, la realizzazione di format sperimentali di editoria digitale per testi e cartografie.
Il progetto prevede il raccordo con iniziative e istituzioni che operano nella produzione di contenuti editoriali.
Il Laboratorio di Progettazione di artefatti e sistemi complessi é parte dell’ambito denominato Design della Traduzione, un progetto di Coordinamento tematico intercorso / CdL Magistrale Design della Comunicazione, cui partecipano, anche con iniziative comuni, i corsi di Semiotica del progetto di comunicazione e di Antropologia della comunicazione.